Mostra “I (due) castelli di Serravalle”

Pubblicato il
14 Maggio 2023

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Il Museo storico etnografico della valle di Blenio a Lottigna ospita nelle sue sale l’esposizione “I (due) castelli di Serravalle”, che racconta la trasformazione del sito di Serravalle da centro medievale sorto attorno al X secolo a spazio storico-culturale inserito nel territorio contemporaneo. In mostra vi sono i risultati delle sorprendenti indagini archeologiche – condotte sul sito dall’Accademia di architettura di Mendrisio e dall’università di Basilea (2002-2006), con la collaborazione dell’Ufficio dei beni culturali del canton Ticino – e del progetto di valorizzazione architettonico-territoriale conclusosi da poco (2006-2022).
Le campagne archeologiche
Grazie a cinque campagne archeologiche sono stati portati alla luce migliaia di reperti, mobili e immobili, che hanno permesso di ricostruire la storia della rocca lungo un arco temporale di oltre 500 anni, riscoprendo l’identità più profonda del luogo e della sua memoria. Numerose classi di reperti e svariate tipologie, tra cui alcune inedite per il territorio, che raccontano di costruzioni e di distruzioni: della scoperta di un primo castello edificato verso il 900 d.C. e raso al suolo verso il 1176; della costruzione di un secondo maniero, quello oggi visibile, negli anni 1230-40, poi distrutto e abbandonato definitivamente nel 1402. Risultati importanti per la storia della regione, ma anche per gli studi castrensi in generale.
Gli inizi dell’occupazione del sito sono stati anticipati di ca. 300 anni, sono state ricostruite le tecniche di attacco e di distruzione dei castelli, definiti gli influssi culturali e commerciali, oltre che la vita quotidiana, lussuosa e raffinata, che conducevano gli abitanti dei due manieri susseguitisi sul sito. Residenze lussuose, il secondo castello era internamente affrescato, come dimostrano preziosi e rari ritrovamenti. L’articolato progetto di valorizzazione ha reinserito il sito nel paesaggio contemporaneo, ricostruendo quel legame andato perso tra passato e presente. Con l’utilizzo di materiali locali e soluzioni che ne esaltano la storia e le architetture, il sito è così stato trasformato in punto di riferimento per la popolazione.
La visita nelle diverse sale
L’allestimento espositivo accompagna per mano il visitatore attraverso la messa in scena di specifici ambienti che stimolano un’immersione emotiva nella storia delle due fortezze.
Nella prima sala il sito oggi, risultato di venti anni di interventi tra i diversi attori: la storia in immagini delle cinque campagne di scavo e delle varie tappe del progetto di valorizzazione, ma anche prima delle indagini con una straordinaria fotografia di Roberto Donetta. In entrata la maquette del secondo castello prima della distruzione (1402).
Accanto un reperto eccezionale, divenuto simbolo del luogo: l’impronta di piede rinvenuta nel 2003 nel cortile interno della rocca principale, lasciata da un operaio o da un membro della famiglia che abitava il primo castello nella malta fresca durante un intervento edile, attorno al 1100. Poi, nella seconda sala, inizia il viaggio a ritroso nel tempo: la vita nel castello nel 1402. Come ci vivevano i ricchi e potenti inquilini? La tavola è imbandita, il colpo d’occhio stupisce per le differenze tra ieri e oggi. Bottiglie, bicchieri, boccali, pentole, coltelli; ceramiche e vetri raffinati. Appeso alla parete un affresco, unico nel suo genere, dai colori particolarmente vivaci, quasi non fossero trascorsi oltre 700 anni, che decorava una delle stanze della rocca principale. Si entra nella terza sala accompagnati dallo scorrere della linea del tempo, che racconta una storia lunga 700 anni, non solo quella di Serravalle, poiché offre un inquadramento storico esteso al contesto regionale e ai territori posti a sud e a nord delle Alpi, come pure un collegamento sino ai nostri giorni concretizzato dalla presentazione dei dati relativi alle ricerche condotte sul sito. Una scelta mirata di reperti in ceramica vetro, ferro, lega metallica, osso, che parlano di artigianato, di tempo libero, di giochi di società e di caccia al falcone, di musica, di arredamento interno ma anche di abbigliamento; gioielli e pesi per
telaio, ditali, spilli.
Come ricostruiscono la storia gli archeologi sulla base dei frammenti ritrovati? Il mondo del cavaliere è raccontato nella quarta sala: cosa indossava? Come era bardato il suo cavallo? Quali armi portava?
Il visitatore può infine fare l’esperienza diretta dell’attacco e distruzione dei due castelli nell’ultimo, suggestivo ambiente, la quinta sala. Il suono ricostruisce il violento attacco con il trabucco, di cui sono esposti 3 proiettili. Macchina d’assedio di origine bizantina che risale all’XI secolo, il trabucco era la più grande arma a tiro indiretto, basata sul principio
della leva e su quello della fionda, a disposizione degli eserciti medievali. Giunto in Europa durante le Crociate, il trabucco è attestato in Italia nel XII secolo. Il ritrovamento di proiettili di pietra riferibili all’assedio di Serravalle del 1180 costituisce la più antica testimonianza archeologica dell’impiego di tale arma nota finora in Europa. Completano la stanza i
ritrovamenti delle armi utilizzate per attaccare il secondo castello, nel 1402.
Il progetto di valorizzazione
Il Progetto Serravalle, dietro impulso iniziale dell’AACS, è stato condotto dall’Accademia di architettura di Mendrisio in collaborazione con l’Università di Basilea; responsabili il prof. Werner Meyer e Silvana Bezzola Rigolini (Dr. Phil I). Finanziato dal FNRS, con il supporto dell’UBC (Ufficio dei beni culturali) e il prezioso costante sostegno principalmente
dei comuni di Semione e di Serravalle, ma anche della valle tutta e di numerosi enti pubblici e privati. Il progetto di valorizzazione è stato realizzato dall’architetto Nicola Castelletti, coadiuvato da una commissione specifica. Al termine delle indagini archeologiche il sito è stato risistemato per valorizzarne le scoperte e trasformarlo in luogo di riferimento e aggregazione. È stata risanata la selva castanile, riattivata la rete completa
dei sentieri e studiata un’illuminazione nel rispetto dell’ambiente naturale. Sono stati ricostruiti i due accessi storici principali al secondo castello (accesso fortificato nord e rampa di accesso est dal cortile esterno) e nel cortile interno sono stati evidenziati i ritrovamenti 4 murari del primo castello. All’interno della rocca principale sono state collocate sedute in ferro, materiale che ha attraversato i secoli, e pannelli informativi
La mostra rimane aperta: dal martedì alla domenica dalle 14.00-17.30 fino al 5 novembre 2023. Riapertura in aprile 2024.

Articolo di Silvana Bezzola Rigolini, co-curatrice della mostra, storica e archeologa apparso sulla Voce di Blenio nel numero di maggio 2023.